lunedì 29 settembre 2008

"..non sai dove andare ma sai che ovunque andrai al fianco tuo mi avrai.."

Se fosse una lettera vorrei potertela leggere ad alta voce, con la speranza che in un punto impreciso della nostra emotività io e te potessimo, per la prima volta, incontrarci.
Ma dentro di me nasce come una preghiera mentre in sottofondo mi fa compagnia Battisti e, se non te lo sei scordato già, tu lo ami Battisti. O vuoi farmi pensare che adesso non lo ami più solo perchè quando ti guardi allo specchio con gli occhi sbarrati, ti cerchi e non ti trovi?!
Non sei più nella dimensione di Pasquale che con la mazza della scopa Pippo tra le braccia si finge Bobby Solo e canta "american woman tu tu tu", che cambia le parole ai testi delle canzoni e altre stronzate che da quando non riempiono più questa casa è inutile anche stare a spiegare, perchè tanto non mi fanno più ridere.
Dovrei essere a studiare perchè giovedì ho l'esame di storia della filosofia, questo benedetto esame su cui non riesco a concentrarmi, che già ho saltato a settembre credendo che starti vicino implicasse dover smettere di vivere la mia vita.
Adesso stringo i denti e ci provo: ho bisogno di gratificarmi, provare che sto resistendo ancora, e che sto resistendo anche per te.
Ci provo perchè nella vita bisogna sempre provarci, lo so che se ci stai dentro non ti fidi, ma credimi che è così.
Se riuscissi a portarti ancora rancore per tutto l'inferno che ci hai regalato me ne fregherebbe che non sei più tu.
Ma questo cuore di figlia innamorata di un padre che in silenzio ha fatto il tifo durante ogni singola partita di pallavolo non riesce ad abbandonarti.
Adesso tocca a te giocare, e si tratta di una partita un po' più importante.
Un play-off, mettiamola così. O passi o sei fuori.
Io non posso aiutarti, devo limitarmi a tifare. In silenzio.

Papà, in un mondo che non ci vuole più, il mio canto libero sei tu.

domenica 28 settembre 2008

Gennaro verità

Ti ho conosciuto cinque anni fa ed è da cinque anni che mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se avessi continuato ad ignorare la tua esistenza.


"Maria, Cicciput..lo devi pregare dalle ore ventuno di sera, devi baciare tuo marito e poi dici C I C C I P U T!"

"Tu chiami da Montuoro superiore là, dove fanno le pelli!..e tu te e fatt belli pell figlia mia, te fatt nu sacc e pell!"

"Senti Lucio ma tu hai avuto qualche operazione, perchè ti vedo un po' MOBILIZZATO!..hai avuto un intervento agli occhi, ti hanno tolto tutti e due gli occhi..cioè io vedo la retina..sto entrando dentro di te..ti senti proprio un FRIZZICO?..a te..hai avuto come uno STIMATISMO..un BLOCCAGGIO..ti hanno operato anche alla CRISTALLINA? A te ti era scesa anche la CATARRATTARA!"

"L'ALTRA VOLTA HA PRESO IL SUO CULO BUM BUM BUM, VI HA FATTO IL CULO ROSSO, EH LO SO,è DIVENTATO ROSSO ARANCIONE""Perchè hai tradito il tuo ragazzo, cara la puttanella mia?"

"E lui ha inoltrato il tuo sesso dentro di te! Te metter scuorn a faccia toi, tu li dovevi denunciare se eri una vera donna! Questa è una VIOLENTAZIONE carnale...e allora te piaciut pur a te o manganiell napulitan!"

"Toccate, toccate, ma che tuccat, a muzzarella moscia?"

"Tu sei un tipo un po' PERVERSIVO"

"Femmina tu mi MENTISCI"

"Perchè ti INOFIZZI in questo modo?"

"Ricett a furmic vicin o furmicon "portami la cioccolata che ce la conserviamo per l'inverno" ""Alle volte io questo mi domando: se i morti siamo noi o sono loro appunto i vivi..eh..e chi lo può dare questa risposta"

"Ma voi siete un INFARTARIO?...cioè, avete avuto un infarto?"


PIù GENNARO D'AURIA PER TUTTI!



(Radio Camaldoli Stereo, frequenza 87.9)

mercoledì 24 settembre 2008

DISSOnante

Stasera voglio raccontarvi di quanto sia strana la vita vista dalla finestra di questa stanza.
Lo so, ho esordito con una banalità che nemmeno Miss Italia "votatemi perchè sono solare semplice e simpatica", lo so.
Però non andate di fretta e aiutatemi in questa analisi.
Se io dico che la vita è strana c'è un motivo preciso.
Lasciamo stare che mi piace la forma, e le parole, a volte, susseguendosi creano disegni così perfetti e lineari che dici non è possibile e mentre lo dici vai in trance. Però io ci credo in quello che dico.
E dunque, la vita è strana.
Dico vita -ecco l'abuso!- perchè, se ci fate caso, è uno dei rari vocaboli con un solo sinonimo (se escludiamo fianchi/ busto/ corpo che adesso ci azzeccano come il cavolo a merenda) : esistenza. A me esistenza non piace, mi sa troppo di storia della filosofia, mi sa troppo di Kant e del fenomeno e di Schopenahuer che cerca rifugio dal dolore nell'ascetismo.
Poi, dico strana perchè è strana punto e basta, però anche dissonante calza a pennello.
Stasera voglio raccontarvi di quanto sia dissonante la vita vista dalla finestra di questa stanza.

Pensate che da questa finestra scorgo due ragazzi malati di tumore, che sanno dove stanno andando a finire ma ci vanno come se non ne avessero piena consapevolezza. O forse ne hanno così tanta, di consapevolezza, che dalla morte ci vanno a braccia aperte, e amen, e così sia se deve essere così.
Poi scorgo un uomo sui 55, crollato come può crollare un castello di carte al primo alito di vento e caduto come cade al suolo una mela marcia, che è un po' bipolare. Lui sta andando a finire là dove la ragione non comprende che si possa finire per questo, per una cosa così, che uno dice c'è tanta gente che muore di cancro e tu che fai, marcisci in un letto narcotizzato dai farmaci che sono due mesi e non fanno effetto mai.
Sporgendomi ancora vedo quella che a diciassette anni mi dice io poi l'anno scorso ho fatto il provino a Jesi in A1, mi hanno presa ma non ci sono andata perchè per me la pallavolo è solo un divertimento. Mentre i sogni di gloria di quell'altra che dice tengo ventisei anni e voglio solo giocare, andate a fare le vostre tarantelle altrove si frantumano tutti durante una riunione tra un paio di incompetenti che dicono no, tu a Caserta non ci vai perchè ci servi, e perchè vuoi o non vuoi tu devi giocare qua, altrimenti mi dai 3.500 euro e non se ne parla più, tu sei nostra e le condizioni sono queste, o noi o niente. E la costringono a giocare in un ambiente che odia, con persone che odia -e non c'è cosa peggiore dell' essere costretti a fare qualcosa- per una serie C che a maggio si troverà in fondo alla classifica, intendiamoci.
Adesso, cercate di capirmi, ci sono troppe note che stonano eppure continuano a susseguirsi.
La composizione che ne deriva è un vero strazio, eppure è questa.
Io vorrei provare a conciliare questa vita che è una massa intricata di lacci che si attorcigliano uno nell'altro, e se ci rimani in mezzo non ne esci più. Davvero vorrei farlo. Ma non posso perchè appena ci provo succede che magaricheneso, Rosario Miraggio è la guest star alla festa di san Nicola, a Cisterna, e lo sento che canta "comm’è bell a ce verè cu stu cellular tre" mentre dieci minuti prima ero in macchina e Subasio passava sacrifice di Elton John.
Io lo so che non vi pare vero, e se devo dirla tutta nemmeno a me. Però adesso vi posto le due canzoni una dopo l'altra, così poi me lo dite voi se è dissonante oppure no, la vita.

Ogg è sabat e vogl parià, tutt e magazzin ammà girà t'agg vist int'e publicità stu telefn è na nuvità jett st'Alcaltel, par Megan Gale,stamm a sentì a me nui passam a 3 cumm è bell a c vrè cu stu cellular i e te menomale ke c'è 3,ke mi porta lì da te pur primm e m'addurmì torn a t telefonà la tua foto sul cuscino quan t vogl vicin menomale ke c'è 3 quann vac a faticà,tu staj semp insiem a me anke se nn sto in città faccio "393" sono collegato a te tutt quant annà vrè ki f'ammor nsiem a me po sta gelusia è na scemità k buji ti pozz raccuntà manc k'e cumpagn sceng kiù pkè nsiem a me stai semp tu nui parimm kell rò grand fratell stamm semp nsiem nott e ghiuorn... cumm'è ball a c vrè ku stu cellular i e te menomale ke c'è 3,ke mi porta lì da te pur primm e m'addurmì torn a t telefonà la tua foto sul cuscino quan t vogl vicin menomale ke c'è 3 quann vac a faticà tu staj semp nsiem a me anke se nn sto in città faccio "393" sono collegato a te tutt quant annà vrè ki f'ammor nsiem a me...sono pront dai premi il tasto ok metti la mia foto sul display k m f'aspettà t'aggià caricà natu "beep" e p s po stutà... cumm è bell a c vrè cu stu cellular i e te menomale ke c'è 3,ke mi porta lì da te pur primm e m'addurmì torn a t telefonà la tua foto sul cuscino quan t vogl vicin menomale ke c'è 3 quann vac a faticà,tu staj semp insiem a me anke se nn sto in città faccio "393" sono collegato a te tutt quant annà vrè ki f'ammor nsiem a me...(cumm è bell a c vrè)...(menomale ke c'è 3)...(pur primm e m'addurmì)

(testo tratto da internètte: scusatemi se non ho avuto la crianza di acconciarlo un po', ma per farlo avrei dovuto prima uccidere il neomelodico e poi riscrivere la canzone)


It's a human sign
When things go wrong

When the scent of her lingers
And temptation's strong
Into the boundary
Of each married man
Sweet deceit comes calling
And negativity lands
Cold cold heart
Hard done by you
Some things look better baby
Just passing through
And it's no sacrifice
Just a simple word
It's two hearts living
In two separate worlds
But it's no sacrifice
No sacrifice
It's no sacrifice at all
Mutual misunderstanding
After the fact
Sensitivity builds a prison
In the final act
We lose direction
No stone unturned
No tears to damn you
When jealousy burns


Magari così non fa l’effetto che dovrebbe, o comunque non quello che ha fatto a me.
Se avete un computer degno di essere chiamato tale, con adsl, mulo e casse funzionanti scaricatevi e ascoltatevi entrambe le canzoni, una dopo l’altra, poi mi dite.
Che poi, se ci penso, è proprio la vita che è bipolare in se stessa.
Morte che vuole vivere da un lato e vita che vuole morire dall’altro.
Serie A con la libertà di poter rifiutare da un lato, serie C con la costrizione di dover accettare dall’altro.
Elton John da un lato, Rosario Miraggio dall’altro.

mercoledì 17 settembre 2008

A(h!)L(')ITALIA!

"Aver introdotto un team di tre insegnanti non corrispondeva a esigenze pedagogiche e formative. Ho piuttosto l'impressione che sia servito soltanto a far aumentare il numero degli insegnanti. E la cosa mi pare piuttosto illogica visto che il numero dei bambini in classe durante gli anni è diminuito per il calo delle nascite".

[Maria Stella Gelmini]


Provando ad incarnare la figura del superuomo di Nietzsche, nessuno di noi dovrebbe farsi carico del proprio passato o pescare in un probabile futuro ma viversi il presente pienamente.
Vivere è un verbo di cui si abusa, io per prima ne abuso: nel mio blog, quando parlo, e lo leggo tra gli abusi dei miei scrittori preferiti. Vivere, con tutto quello che può significare.
Penso che nessuno possa dirsi veramente vivo finchè non si impegna veramente, finchè la sua vita non assurge ad un mestiere, qualcosa di produttivo.
Viviamo e quindi produciamo qualcosa, qualsiasi cosa di realmente proficuo per il nostro stesso vivere e per quello altrui.
Non mi piace fare politica nel blog, lo trovo limitante e limitato, né mi piace il libero arbitrio che ne deriva: ho paura di annegare in un mare di relativismo, e l’incertezza già dilagante condurrebbe ad uno spaesamento superiore.
E poi io non so fare politica, se c’è un modo giusto per fare politica. Posso limitarmi a portare avanti la MIA politica, perché ognuno, sebbene lo ignori, vive mosso da una propria personale politica.
Impegnarsi veramente per qualcosa significa conferire progettualità al presente: tutto ciò che facciamo lo facciamo in base a dei principi (“gli ideali sono come gli astri”) .
Fare per migliorare, non fare per fare. Lo leggo pure nelle pagine del mio stupendo Norwegian wood: coesistere significa aiutarsi a migliorarsi, GUARIRSI. Guarire dalla disinformazione, dall’assuefazione, dal poter continuare come se il nostro stesso vivere non ci appartenesse.
Finchè possiamo migliorare e farci migliorare abbiamo un motivo valido per continuare a respirare.

Non mi piace fare politica nel blog, questo l’ho già detto, ma in questo caso approfitto delle pagine bianche che il web mi mette a disposizione per alzare un po’ di più la voce.

Facciamo un salto indietro.
Ad agosto il decreto legge 112 è stato approvato: ne consegue la condanna a morte dell’Università pubblica.
Per chi non lo sapesse il decreto legge 112 prevede la riduzione dei finanziamenti ad un’università che già vive di stenti e funziona malamente, tagli al personale (ricercatori inclusi), l’aumento delle tasse universitarie e la diminuzione di concorsi per aspiranti dottorandi (che ovviamente dovranno trasferirsi all’estero e noi, vedendoli da qui, ci renderemo conto, un giorno, di quanto erano bravi!).
In un solo termine: PRECARIATO.

Restando in ambiti di TAGLI, facciamo un piccolo salto in avanti e spostiamo l’attenzione sul decreto legge 137 del primo settembre.
Il ministro dell’istruzione, colto da un’illuminazione ha proposto l’introduzione del MAESTRO UNICO.
Ciò significa unico insegnante iperspecializzato che dovrà insegnare tutto ciò che fino ad oggi, nelle scuole elementari, è stato garantito da tre diversi docenti appositamente formati.
Non finisce qui perché, considerato l’alto livello di preparazione degli alunni italiani, il ministro ha proposto anche di ridurre l’attuale orario di lezione abbassandolo a 24 ore settimanali!
La Gelmini ha asserito che i bambini italiani studiano troppe cose assieme, su troppi testi diversi, con troppi maestri. Difatti ha proposto anche l’eliminazione delle materie SUPERFLUE, limitando l’insegnamento alle materie scolastiche fondamentali.
Se per fondamentali intendiamo l’italiano e la matematica, siamo proprio persone coraggiose!
Come possiamo pensare di privare i bambini di un approccio al sapere fondamentale -troppe volte eccessivamente nozionistico, purtroppo!- seppure elementare, che sia di scienze o inglese? E l'educazione civica?!
Come si può pensare di ostacolare l’interesse e la curiosità di un bambino? Vogliamo eliminare l’educazione all’immagine? E l’educazione fisica, tanto, a che serve? E la religione? Perché non eliminiamo pure quella? La musica, non ne parliamo, non c’è niente di più inutile, eh?!
Io ho 20 anni, e sono tra i poveri sfigati che si sono parcheggiati all’università. (Sì, perché sui giornali e nei luoghi comuni gli studenti universitari sono poveri sfigati, che si laureano e finiscono a fare i camerieri. Ed è anche per questo, si legge, che in Italia non ci sono più i camerieri specializzati di una volta!..)
Dicevo, comunque. Ho 20 anni. E studio scienze dell’educazione perché mi piace, non perché dovevo parcheggiarmi da qualche parte. Se così fosse stato sarei rimasta a scienze motorie, per inciso.
Studio scienze dell’educazione perché mi sento una persona protesa ad instaurare rapporti sani con i bambini e perché sento di poter trasmettergli del buono quando tra me e loro c’è uno scambio di vita, che sia un’occhiata, una partita a nascondino, una piccola seria verità.
Voglio occuparmi dei bambini, e non è detto che io sia una delle ultime arrivate che ha soltanto l’illusione di poter cambiare il sistema.
Se si va a leggere l’offerta formativa del mio corso di laurea e si scorre col mouse sulla voce ambiti occupazionali previsti per i laureati in scienze dell’educazione si legge questo trafiletto qui:
I laureati in Scienze dell'educazione saranno in grado di svolgere attività formative riguardanti l'educazione continua, la progettazione di iniziative di formazione e l'educazione degli adulti, in qualità di educatori di comunità; operatori nei servizi culturali, nelle strutture educative e in altre attività territoriali, connesse anche al terzo settore; formatori, istruttori o tutor nelle imprese, nei servizi, nelle pubbliche amministrazioni; educatori infantili nelle strutture prescolastiche, scolastiche ed extrascolastiche.

Il campanello d’allarme mi risuona nelle orecchie da una vita, da quando mi dicevano che qualunque cosa avessi scelto mi sarei laureata per poi morire di fame. Mi dicevano che non sarei diventata mai nessuno, perché in questo paese non ti danno la possibilità di diventare nessuno. Il problema non è limitato alla lotta, ma si estende ad una vera e propria opera di Resistenza.
A tale proposito mi tornano alla mente le parole di Enzo Biagi sulla Resistenza: la resistenza non dobbiamo richiamarla alla mente soltanto il 25 aprile la dobbiamo fare noi, deve risuonare in tutte le parole che diciamo, nei gesti che facciamo, la dobbiamo opporre quando qualcuno vuole frantumare gli ideali in cui crediamo.
Perché credere è innanzitutto resistere. Opporre resistenza. Far capire che queste benedette cellule respirano ancora tutte e sono qui per la lotta.


N.B. non parlo solo perché io ci sto dentro fino al collo, in effetti se fossi stata una gran bella ragazza e avessi fatto l’hostess ora non sarei in condizioni migliori, ma riflettiamoci, per favore.

N.B.2. Erà, tu mi dicevi di Bossi che lamenta che un ministro dell’istruzione dovrebbe essere quantomeno, in primis, un insegnante, e blablabla.
Io non credo sia questa la cosa fondamentale.
E, per inciso, se vogliamo dirla tutta credo che solo chi è stato alunno di MARIAROSARIA CIMMINO possa avere lo spirito del RIVOLUZIONARIO e voler veramente cambiare le cose.
Fare rivoluzione significa cambiare le cose, non fare casino.

lunedì 15 settembre 2008

L'amore non fa per me

L'amore non fa per me.
Oppure io non sono fatta per l'amore, che ne so.
E' qualcosa di contorto e personalmente mi riesce difficile da spiegare, ma forse è vero che se non ti ami allora gli altri non possono amarti. Pare che se intrattieni un rapporto amorevolmente sano con il tuo io, l'amore che ti concedi fa da passe-partout per il resto del mondo.
Io non mi amo e il non-amore, a differenza dell'amore, nasconde un perchè.
L'amore un perchè non ce l'ha, si ama e basta.
Il non-amore invece i suoi motivi ce li ha e li conosce tutti a memoria. Fa fatica a ricordarli a voce alta, però li conosce.
Se il mio vivere non fosse un continuo ed instancabile scavarmi dentro, e se io fossi tanto bella quanto vuota da poter avvicinare tutti i belli e vuoti, probabilmente il problema nemmeno sussisterebbe: non sarei innamorata, ma tanto non potrei mai esserne consapevole, e tutti mi lascerebbero credere di esserlo.
Il fatto, invece, è che ho un cuore, un cuore che ama intensamente e pericolosamente.
Ho un cuore che ama imperfettamente e che non funziona troppo bene.
Il fatto è che forse non so amare, se c'è un modo standard in cui l'amore si dovrebbe e si potrebbe.
Ho passato un interminabile arco di tempo sprezzando e odiando, e sprezzandomi ed odiandomi a tal punto che non sapevo come immaginare di potermi relazionare ad un ragazzo.
Troppa vergogna, e l'amore non si vergogna.
Troppe incertezze, e l'amore non pensa.
Troppa paura, e l'amore non teme.
Quando il mio umore non è disastrosamente basso ci scherzo. Ad esempio, ieri dicevo ad Ilaria che se proprio questa fame da bue dovesse rimanere eternamente inappagabile allora potrei pensare di farmi monaca. Intendiamoci, se sei una suora grassa a Gesù Cristo che gliene fotte?
Clausura a parte, il fatto è che la sensazione che accompagna il mio vivere, da sempre, è quella di una profonda inadeguatezza. E' per questo che mi sono ritrovata sempre in situazioni inadeguate -e ancora ci finisco!- , con persone inadeguate.
Non vedo come qualcuno potrebbe amarmi se nemmeno io so da dove iniziare.
Mi piacerebbe, come mi piacerebbe saper suonare la chitarra, o parlare il cinese, o nonsochealtro, ma non ho propensione. E forse l'amore è un'attitudine, che ne so.
L'ultima volta che è capitato per un po' di svegliarmi tutte le mattine con un sorriso ebete stampato in faccia è stato troppo tempo fa. Poi, una sfilza di inadeguatezze una dietro l'altra: di stare da sola non se ne parlava, e così ogni volta mi dicevo che magari quella volta poteva andare. Invece niente, mai niente.
Il fatto è quel vuoto nello stomaco, da riempire assolutamente.
E il non-amore nasconde un bisogno troppo grande per poter essere espresso. E' un'astinenza che immalinconisce, sfianca totalmente.
Mi alzerei al mattino e potrei sentirmi addirittura più leggera, e non sarebbe solamente per quello che stavo immaginando prima di dormire la sera precedente, ma sarebbe vero. E mi guarderei allo specchio senza mai abbassare lo sguardo, e non mangerei per compulsione, e troverei un accordo con la mia vita. Amerei mentire a mia madre per passare un sabato notte fuori, e vivrei aspettando quel sabato. Riempirei il mio computer di foto e saprei accettarmi fuori e dentro di esse, scriverei quant'è bello l'amore, e sarei così pateticamente appagata. E me lo farei bastare.
E' vero, adesso che mia sorella me l'ha regalata, ho la stampa de "L'abbraccio" di Klimt. Non so strapparla soltanto perchè guardandola lavoro di fantasia e senza mangiare riempio kilometrici spazi vuoti che si allargano nel mio stomaco, e non mi viene da mangiare mille cose assieme.
Però quell'abbraccio non è reale, forse non lo è mai stato, e attenendomi all'attuale stato delle cose capisco che non potrà esserci nessun altro abbraccio.
Per quanto io mi perda in innumerevoli innamoramenti quotidiani -fallimentari- questa dannata fame non mi passa.
Perciò anche stanotte mi abbraccerò le mie braccia.

[Se pongo l'amore al di sopra di ogni cosa, lo faccio perchè per me è la più disperata e la più disperante condizione che si possa immaginare.]

Non ambisco a vivere. Innanzitutto voglio amare e, incidentalmente, vivere.

[Fitzgerald]

giovedì 11 settembre 2008

Abstine et sustine

Stamattina presto, dopo aver fatto fare un giro in bicicletta alle mie urine prima di depositarle al laboratorio Kappa, sono andata in biblioteca a studiare.
(Nota. è una cosa troppo ripugnante, non ce la faccio. Fin quando guardi la tua sola pipì e ti fa schifo almeno pensi "e che cazzo, è la mia pipì!", ma poi vedi altri duemila contenitori e grazie che te ne esci da là dentro con le orbite degli occhi fuori).
C'è da dire che se mi alzo presto e comincio a studiare nel giro di pochissimo tempo, mantengo alta la concentrazione pure per 5 ore di fila. Anche se quando tornano i periodi di insonnia impertinente la cosa è sfinente. Inutile dire che questo è un periodo di insonnia.
Comunque, studiare in biblioteca è occhei. Innanzitutto perchè ci vado in bici, e mi piace. E poi perchè riesco a fare il triplo di quello che riuscirei a fare a casa in un periodo di relativa tranquillità. Considerando l'attuale periodo, diciamo che in biblioteca faccio il sestuplo.
Il fatto è che ci sono mattine come stamattina, è questo il fatto.
Arrivo in biblioteca e dieci metri prima che la ruota anteriore solcasse l'androne, bidella + custode + vigilante -e se avessero potuto, l'avrebbero detto anche i muri- sbottano in un collettivo :"Arò jat cu sta cos', signurì?".
Inutile starvi a spiegare che la cosa in questione era la mia bici, ovviamente.
Braccata da questa domanda, con una faccia da culo impressionante ho risposto che no, che non lo sapevo che nel cortile della biblioteca non si possono mettere le bici, e che io abito lontano e non tengo la macchina, e che ja ja vi prego sennò come faccio.
Sempre all'unisono hanno risposto con un "vabbuò" rassegnato.
"Ma solo per oggi eh, signurinè, che poi qua ci stanno i pampini e i pampini ci pazzèano vicino alle briciclett, e poi va a finire che se le buttano addosso, poi il mese prossimo riapre l'università e si a mettit vuie a briciclett l'aggia fa metter a tutt quant".
Benchè grondassi sudore da ogni dove, ho concesso alla mia testa di annuire. Tant'è che non ho risposto che se la bicicletta la incateni non si muove, e che all'università solitamente i pampini non ci stanno -in quella sottospecie di sede universitaria a Pomigliano non ci stanno manco gli studenti- e se anche fosse oggi è 11 settembre e i pampini stanno a scuola, e che io l'esame ce la dovrei fare a prepararmelo in un mese, sennò col cazzo che mi laureo.
A proposito, bell'esame questo: storia della filosofia. Questo è l'obiettivo del prossimo mese, con la speranza di non mancarlo così come ho mancato quello che a quest'ora avrebbe dovuto tenermi col culo incollato ad una sedia dell'aula C in corso Vittorio Emanuele. A quest'ora gli orsolini si stanno dando alla psicologia mentre io sto qua, col culo incollato ad un'altra sedia, provando a disintegrare tutta l'incertezza che si dissemina nell'aria.
E' come stare su una fune, ci fai poco. Non è detto che cadrai, ma non è detto nemmeno che rimarrai in bilico. L'unica cosa da fare è mantenere l'equilibrio, alternando i piedi, tenendo la testa alta, senza tornare indietro, mai.
Che poi non riesci a capire questo magone che c'hai dentro, dici ma perchè soffro così tanto se alla fine sta soffrendo lui, lui mi ha fatto soffrire una vita intera, me ne potrei fottere che soffre.
Poi ti dici è tuo padre, non te lo scordare.

Steso sul filo di una gloria che non c'è
disincantato, disarmato
per aver perso di vista perso di vista te stesso
Appeso al grido di una folla che non c'è
amareggiato disorientato
per aver perso di vista
perso di vista te stesso
Stai vivendo un equilibrio precario
Steso all'ombra di una vita che non c'è
rammaricato
tormentato per aver perso di vista
perso di vista te stesso
Stai vivendo un equilibrio precario
Steso sul filo di una gloria che non c'è
demotivato
insoddisfatto per aver perso di vista
perso di vista te stesso


[Equilibrio precario- Carmen Consoli]

Dal dentista

Madre :"Sara, a mamma, come si chiama quella tua amica con le lentiggini?"

Figlia
di circa 7 anni :"Chi, quella chiattona? Giuliana"

Madre
:"Eh sì, lei. E' chiattoncella eh?"

Figlia
:"No mà, quella più chiattona di tutte si chiama Roberta".



La persistenza illogica della vita.

mercoledì 10 settembre 2008

Nella Mia Stanza (?)

Dopo tanto vagabondaggio, questa dovrebbe essere LA stanza.
Un tempo ero
qui , e mi sentivo a casa. Però i disservizi di bloggers mi hanno costretta al trasferimento, così sono passata anche qui , ignara del fatto che il mio amico Erasmo mi stesse accomodando questa stanza qui.
E' bella, non c'è che dire.
Ce ne saranno di parole, hai voglia e se ce ne saranno.

E' stato fatto tutto da Erasmo, in solitudo. E mi ha sorpresa.
Regalare a qualcuno un foglio bianco vuol dire tutto.

Ramazzò, come potrò ripagarti di cotanta dedizione?

N.b. i post che vedete pubblicati sotto sono stati riportati da Erasmo dal mio
emmessenne speis.

Questa è la mia vera inaugurazione.

domenica 7 settembre 2008

2, e l'accendiamo.

Il progresso vuole prendersi gioco di noi, beffare la nostra intelligenza.
Deviare. Fuorviare. Distrarre. Annebbiare. Paralizzare. Corrompere.

Concorso a premi TIM, vinci 4 500 Fiat al giorno.

Ti mandano diecimila messaggi al giorno per dirti che rispondendo ad una domanda puoi vincere la macchinina, così sei felice.
Tu rispondi, magari, e magari ti abboni al servizio inconsapevolmente. E paghi, paghi, paghi, perchè l'importante è pagare.
Accendi il cellulare, e ti arriva questo messaggio:

"VINCI 10 PUNTI:
COS'è LA DODECAFONIA?
1) UN METODO DI COMPOSIZIONE
2) UNA DOZZINA DI CAFONI
RISPONDI 1 O 2 AL 4500 E ACQUISTI UN CONTENUTO"

Ma va' cac.

giovedì 4 settembre 2008

Il coraggio di agire

Qualche giorno fa, durante uno dei nostri litigi senza senso, mia sorella mi ha detto “sei egoista”.
Adesso, ammesso e non concesso che io lo sia puramente e profondamente, un po’ questa storia mi fa ridere.
Un conto è se lo dico io di me stessa, perché comunque per sentirmi in pari con il mondo ho bisogno di offendermi un po’, un conto è se me lo dice un’altra persona che dentro di sé riserva -a parità di condizione di essere umano- un egoismo sconfinato.
Che poi a noi piace parlare e non ci pensiamo, ma dire “sei egoista” non è come dire “ti è rimasta un po’ di rucola tra i denti”. Chiariamoci.

Gli incontri con il perturbatore sono piccole scoperte settimanali, e tutto quello che arriva ad essere palpabile me lo porto a casa e me lo lavoro.
Agli inizi Maurizio, in risposta all'elencazione dei miei svariati sensi di colpa, mi predicava ripetutamente l’inesistenza dei crocerossini e dell’altruismo, e ripeteva che sentirsi in colpa è solo un modo per giustificare la priorità schiacciante che hanno i nostri bisogni, dacchè poi a quelli che noi identifichiamo come sensi di colpa non seguono concretezze in grado di assolverci veramente. Io non mi capacitavo, tant’è che inzialmente ritenevo le asserzioni del perturbatore quelle di un cinico con la presunzione di poter intrattenere una pacifica convivenza con la cancrena che tormenta il mondo, come se non lo disturbasse o lo impensierisse più di tanto.
Così mi scordavo della teoria dell’adattamento: quella è scienza e non ci fai niente.
Quando scendi a compromessi con te stesso per assicurarti che il mondo possa continuare, ti sei messo in un casino vero punto e basta. Comincia una dipendenza inesauribile dal bisogno di guardarsi intorno e assicurarsi che regni un diffuso benessere, al punto che non sai più se fai le cose per amore della tua volontà o per favore alla volontà altrui. E anche se lo sai, nel momento in cui il mondo comincia a lamentarsi per le tue scelte sei talmente spaesato che la scelta in cui hai profuso ponderatezza e una sconfinata quantità di passione, chiarezza e coerenza, assume un sapore infido.
E un po' ti senti responsabile per quell'aria di situazione d'emergenza che si respira dove sei tu.
E' devastante, credetemi.
Non sai più se è giusto aver cambiato squadra, non sai se è giusto allenarti mentre a casa c'hai questo chiaro di luna, non sai se sei adeguato: ti hanno scelto eppure non sai se riuscirai ad alimentare quelle aspettative, non sai se riuscirai a giocarti bene i tuoi assi e non sai, infine, se riuscirai a guardarti indietro senza ammalarti di nostalgia.
Quello che circola nel mio sangue non è altruismo, e anche se in frangenti di scarsa lucidità faccio confusione, sono soltanto un'egoista che ha paura di sentirselo dire.
Ad ogni modo io ho scelto, e adesso devo mantenermi audace e temeraria.
Ci sono dentro e dovrei dirlo, addirittura, con la consapevolezza di potermi ritrovare una vincente per questo, ma le paturnie continuano ad abitarmi le orecchie.
Devo perseverare. Tanto il mondo continua a fare i conti con i cazzi suoi.

N.B. Ieri sera Lina ce l'ha portato in palestra e ce lo ha fatto leggere prima di cominciare l'allenamento. Io lo metto qui così non me ne scordo:

Finchè uno non si impegna veramente c'è esitazione, c'è la possibilità di ritirarsi e c'è sempre inefficacia.In tutti gli atti di iniziativa, di creazione, c'è una verità elementare e se questa viene ignorata vengono uccise idee e piani meravigliosi in numero infinito.Nel momento in cui invece uno si impegna davvero fino in fondo, allora si muove anche la provvidenza.Ti vengono incontro mille cose che altrimenti non sarebbero successe: viene verso di te un intero flusso di eventi prodotti dalla tua decisione portando a tuo vantaggio ogni genere di incidenti, incontri e assistenza materiale che non ti saresti mai sognati.L'audacia ha in sè genio, forza e magia.Qualunque cosa tu possa fare o possa sognare di fare, cominciala.Cominciala adesso
.

[J.W.Goethe]

mercoledì 3 settembre 2008

Love is noise

Per quanto mi riguarda, è adorabile.
In più, credo che il videoclip sia il più bello di quest'estate.

Aspettiamo il fulmine che ci salvi. Perchè l'amore è rumore.

Will those feet in modern times
Walk on soles that are made in China?
Through the bright prosaic malls
And the corridors that go on and on and on
Are we blind – can we see?
We are one, incomplete
Are we blind – in the city?
Waiting for lightning to be saved, yeah
Cause love is noise, love is pain
Love is these blues that I’m singing again
Love is noise, love is pain
Love is these blues that I’m singing again, again, again, again, again
Will those feet in modern times
Understand this world’s affliction?
Recognise the righteous anger?
Understand this world’s addiction?
I was blind – couldn’t see
What was here in me
I was blind - insecure
Felt like the road was way too long, yeah
Cause love is noise, love is pain
Love is these blues that I’m singing again
Love is noise, love is pain
Love is these blues that I’m singing again
Love is noise, love is pain
Love is these blues that I’m feeling again
Love is noise, love is pain
Love is these blues that I’m singing again, again, again, again, again, again, again
Cause love is noise, love is pain
Love is these blues that you’re feeling again
Love is noise, love is pain
Love is these blues that I’m singing again, again, again, again, again, again, again
All those feet in modern times
Walk on soles made in China
Will those feet in modern times
See the bright prosaic malls
Will those feet in modern times
Recognise the heavy burden
Will those feet in modern times
Pardon me for my sins?
Love is noise

[Love is noise- The Verve]

lunedì 1 settembre 2008

"D'amore, di morte e di altre sciocchezze"

Sento il bisogno di esserci, quindi faccio come se fossi a casa mia. Pensarli, i pensieri, è una cosa. Urlarli ne è un'altra. Conosco persone così riservate che se potessero andrebbero a nascondere i loro occhi per non rivelarne il colore.
Mamma mi racconta che ai primi appuntamenti con mio padre lui si appoggiava i gomiti sui fianchi, come se potesse realmente nascondersi dietro le sue stesse braccia.Vedi poi che succede quando la vergogna di vivere ti marcisce nelle vene!
Comunque. Questo dolore lasciamolo ad una stanza più intima, e aiutatemi a parlarvi di tutte le amenità del mondo.

Serata tranquilla coi pallavolisti, un addio implicito, e nemmeno tanto addio se vogliamo.Tra poche ore comincerà una stagione nuova, totalmente nuova.Nuova squadra, nuova provincia, nuova categoria.Il nome è ambizioso: VOLALTO. Serie C, come Caserta.Costerà fatica, il doppio della fatica, andare fino a Caserta tutti i giorni. E non solo questo.Ma l'amore che ci so mettere mi accompagna e rende discreto ogni tentennamento.Dicono sei un'infame, perchè te ne vai, perchè quando ti hanno contattata non ne hai parlato subito con la dirigenza, perchè vai via, qui c'è un progetto buono quest'anno, e bla bla bla.Le parole, è questo il punto. Troppe parole sprecate. Troppe parole.Le mani devono costruire, non le parole.
Mi ricordo ancora un messaggio di Massimiliano, di 3 anni fa. Ci avvicinavamo alle finali provinciali under 17, era il giorno dei giorni. E lui mi diceva che mattoncino dopo mattoncino ce l'avevamo fatta, "capisci Robertì ce l'abbiamo fatta, e tu sei il miglior ingegnere che ci sia sulla piazza."
Essere se stessi è fondamentale. Bisogna avere buone occasioni e persone che credono in te.
Quando sto in quei 18 metri io sono la regina indiscussa. E l'occasione buona è arrivata, finalmente, e anche se Massimiliano non c'è più, adesso mi aspetta Lina.
Perchè si costruisce mattoncino dopo mattoncino. Piano. Con una flemma pedante, che se dopo l'attesa sfinente crolla improvvisamente il muro, pensi pure "ma chi cazzo me lo ha fatto fare!".

Ho paura, e va bene esorcizzarla con le parole, la paura, ma comunque non passa.
Inquietudine che mi riporta indietro nel tempo: notti insonni, momenti di labilità, raffiche infinite di domande che scavano.
Leggevo sull'amore oggi, e sulla morte. E pensavo a come siamo abituati a contrapporli frontalmente, come se incontrandosi dovessero necessariamente cozzare.
Stasera a messa Riccardo ha parlato della scomparsa di suo padre con quel tono missionario che ogni volta, puntualmente, mi fa sentire in debito con la vita. Una pacatezza invidiabile. Perchè l'unico modo per non soccombere è cavalcare il flusso. Stare sopra il disordine cosmico senza avanzare la pretesa di domarlo, e dominarlo. Amare l'avversità, la confusione, il dolore e persino l'inganno.Io non lo so fare, però ci penso a tanta nobiltà d'animo.
Chissà se Lucrezio pensava anche a questo quando parlava di atarassia.
Essere imperturbabili, non insensibili. Sopportare, accettare, accogliere.
Hai voglia a dirlo, io non lo so fare. Me ne farò una ragione.

Intanto disperato messaggio prima di dormire.
Dice sono in un posto bellissimo, vorrei averti qui ma tu non sei qui, un posto così bello va condiviso con persone belle e di cui ti fidi, perchè mi fai questo, lo so che sono egoista ma io ho bisogno di te e tanta altra dolcezza che io, però, non corrispondo.
Mi piange il cuore, perchè alla fine non se lo merita e perchè l'amore non andrebbe sprecato così.
Non fare come me, datti a chi ti può accogliere, io posso solamente farti male.
Mi piace pensare a quanto sarebbe stato bello condividere "quel posto bellissimo" se il messaggio fosse arrivato da qualcun altro.
E poi dicono che non serva sognare.
Hai voglia e se serve.


La la la la tra la la
vado dove porterà la mia forza
e la voglia di vivere
la la la la tra la la
c'è qualcosa che non va
se mi fermo a pensare cos'è la libertà...


[Un uomo in mare- Bandabardò]