Qualche giorno fa, durante uno dei nostri litigi senza senso, mia sorella mi ha detto “sei egoista”.
Adesso, ammesso e non concesso che io lo sia puramente e profondamente, un po’ questa storia mi fa ridere.
Un conto è se lo dico io di me stessa, perché comunque per sentirmi in pari con il mondo ho bisogno di offendermi un po’, un conto è se me lo dice un’altra persona che dentro di sé riserva -a parità di condizione di essere umano- un egoismo sconfinato.
Che poi a noi piace parlare e non ci pensiamo, ma dire “sei egoista” non è come dire “ti è rimasta un po’ di rucola tra i denti”. Chiariamoci.
Gli incontri con il perturbatore sono piccole scoperte settimanali, e tutto quello che arriva ad essere palpabile me lo porto a casa e me lo lavoro.
Agli inizi Maurizio, in risposta all'elencazione dei miei svariati sensi di colpa, mi predicava ripetutamente l’inesistenza dei crocerossini e dell’altruismo, e ripeteva che sentirsi in colpa è solo un modo per giustificare la priorità schiacciante che hanno i nostri bisogni, dacchè poi a quelli che noi identifichiamo come sensi di colpa non seguono concretezze in grado di assolverci veramente. Io non mi capacitavo, tant’è che inzialmente ritenevo le asserzioni del perturbatore quelle di un cinico con la presunzione di poter intrattenere una pacifica convivenza con la cancrena che tormenta il mondo, come se non lo disturbasse o lo impensierisse più di tanto.
Così mi scordavo della teoria dell’adattamento: quella è scienza e non ci fai niente.
Quando scendi a compromessi con te stesso per assicurarti che il mondo possa continuare, ti sei messo in un casino vero punto e basta. Comincia una dipendenza inesauribile dal bisogno di guardarsi intorno e assicurarsi che regni un diffuso benessere, al punto che non sai più se fai le cose per amore della tua volontà o per favore alla volontà altrui. E anche se lo sai, nel momento in cui il mondo comincia a lamentarsi per le tue scelte sei talmente spaesato che la scelta in cui hai profuso ponderatezza e una sconfinata quantità di passione, chiarezza e coerenza, assume un sapore infido.
E un po' ti senti responsabile per quell'aria di situazione d'emergenza che si respira dove sei tu.
E' devastante, credetemi.
Non sai più se è giusto aver cambiato squadra, non sai se è giusto allenarti mentre a casa c'hai questo chiaro di luna, non sai se sei adeguato: ti hanno scelto eppure non sai se riuscirai ad alimentare quelle aspettative, non sai se riuscirai a giocarti bene i tuoi assi e non sai, infine, se riuscirai a guardarti indietro senza ammalarti di nostalgia.
Quello che circola nel mio sangue non è altruismo, e anche se in frangenti di scarsa lucidità faccio confusione, sono soltanto un'egoista che ha paura di sentirselo dire.
Ad ogni modo io ho scelto, e adesso devo mantenermi audace e temeraria.
Ci sono dentro e dovrei dirlo, addirittura, con la consapevolezza di potermi ritrovare una vincente per questo, ma le paturnie continuano ad abitarmi le orecchie.
Devo perseverare. Tanto il mondo continua a fare i conti con i cazzi suoi.
N.B. Ieri sera Lina ce l'ha portato in palestra e ce lo ha fatto leggere prima di cominciare l'allenamento. Io lo metto qui così non me ne scordo:
Finchè uno non si impegna veramente c'è esitazione, c'è la possibilità di ritirarsi e c'è sempre inefficacia.In tutti gli atti di iniziativa, di creazione, c'è una verità elementare e se questa viene ignorata vengono uccise idee e piani meravigliosi in numero infinito.Nel momento in cui invece uno si impegna davvero fino in fondo, allora si muove anche la provvidenza.Ti vengono incontro mille cose che altrimenti non sarebbero successe: viene verso di te un intero flusso di eventi prodotti dalla tua decisione portando a tuo vantaggio ogni genere di incidenti, incontri e assistenza materiale che non ti saresti mai sognati.L'audacia ha in sè genio, forza e magia.Qualunque cosa tu possa fare o possa sognare di fare, cominciala.Cominciala adesso.
[J.W.Goethe]
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