Caro Babbo Natale (mò tutti i bigotti banaloni a pensare che sono una pagana materialista),
mi rivolgo a te perchè ho pensato ma hai capito proprio oggi quanti hanno scritto a quel povero Cristo di Gesù Cristo?
Perciò mi rivolgo a te, perchè così su sei miliardi di persone ce n'è una che il bambinello lo fa almeno nascere prima di tartassarlo con richieste, preghiere e letterine occasionali. E poi, parliamoci chiaro: tu c'avrai pure da fare ma le tue responsabilità sono annuali, poi comunque se succede qualcosa la gente subito jastemma* (bestemmia), mica si mette a dire mannaggia a Babbo Natale?
Qua come al solito non si capisce niente. Qua, a Pomigliano d'Arco, in questo posto che a volte penso mamma mia chissà se Gesù Cristo si ricorda di averlo creato un posto così, e altre volte invece, magari quando vedo che il colera dilaga in Zimbabwe dico mamma mia meno male che Gesù Cristo l'ha creato questo posto così!
Caro Babbo Natale, qui è Natale un'altra volta ed io già mi immagino la collera che ti sta avvelenando il corpo, in fondo sti regali non se li merita quasi nessuno. Io personalmente non ho niente da chiederti, però avrei comunque due cose da dirti, e quindi voglio sperare che tra le tante letterine non sia proprio la mia quella più guallerosa* (pallosa) di tutte.
Io a te ci credo e l'unico sfizio che ancora resta insoddisfatto e sospeso è quello di conoscerti di persona, proprio vederti in carne ed ossa.
Mi sono proprio sfasteriata* (scocciata) di guardare il tuo pezzotto* (fasullo) in quella foto di quando avevo manco un anno: stavo in braccio a un Babbo Natale che si sarà chiamato Giorgio e la Finlandia non la sapeva manco individuare sulla cartina geografica! Peraltro quando guardo quella foto mi sento male, somatizzo, e così penso di poter soffocare da un momento all'altro: quel cretino mi teneva stretta, ma stretta come se volesse farmi schiattare. E poi mi chiedo ma io che cavolini di Bruxelles ci facevo in braccio a uno che di tuo non tiene manco un pelo della bianchissimissima barba? Nera!, che dico ma che caspito, un po' di tintura bianca per essere più credibile te la potevi azzeccare in faccia!, e poi quella linea perfetta che non dico devi ingrassare per farti le foto con i bambini! ma perlomeno un cuscino sotto alla panza, e che cavolo veramente!
Quindi, Babbo Natale, togli a tutti sti magnafranchi* (parassiti) che girano per le strade e si spacciano per tuoi funzionari manco fossero gli apostoli mandati da Dio! Falli scomparire tutti nei tuoi sacchi di tela infiniti, dalli in pasto alle tue renne, investili con la slitta, falli rimanere incastrati a testa in giù nei comignoli delle case di tutto il mondo.. che ne so Babbo Natà, fai tu, ma in qualche modo fai, perchè mi stanno antipatici, non ci mettono passione! Grazie che poi i bambini dicono ma quale Babbo Natale, Babbo Natale non esiste, tu sei zio Pino! E comunque basta preamboli.
Devi pensare che io, poi, qualche notte fa pensavo uh Gesù ma tengo 20 anni. Non è grave lo so, ma ci sono cose che pure a ripeterle quotidianamente non ci stai poi così in confidenza, non le realizzi, non te le senti addosso.
Ma poi voglio dire, venti anni! Sai che significa?
Significa che questo è il mio ventesimo Natale e saranno almeno dieci gli anni che tu non passi da qua. Ma ce l'hai con me, Babbo Natà?
Una volta, la metà di venti anni fa, ti lasciai un barattolo di nutella da duecentocinquanta grammi sul tavolo del soggiorno, con accanto un cucchiaio col manico rosso perchè tu potessi mangiarla. Ti avevo preparato anche un tovagliolo, me lo ricordo benissimo. Io sono un po' fissata su queste cose, già di natura sono un po' maniacale, poi per gli altri devo mettere tutto apposto, deve essere tutto pronto. Che poi pensa com'è strana la vita, faccio sempre in modo che sia tutto lineare e geometricamente squadrato però ci rimango male se mi accorgo che alla fine le cose cambiano nel loro ordine ma non nella loro essenza. E' deprimente ma è anche la verità. Ad esempio, dopo tutti i pugni nello stomaco che mi sono data ho capito che o così o con venti kili in meno la mia vita sarebbe comunque la stessa. Nel senso che io sarei sempre io. E tutto il resto sarebbe comunque tutto il mio resto, se capisci cosa intendo dire. Ma comunque lasciamo stare sti discorsi.
Devo proprio rimproverarti! Ma tu ti rendi conto?..il vasettone di nutella, il cucchiaio col manico rosso e perfino il tovagliolo per pulirti la barba, che manco al Ritz a Parigi ti avrebbero accolto così bene...e poi vengo a sapere che la nutella l'aveva buttata giù a chucchiaiate papà, e col tuo presunto permesso!
E non finisce qui.
Vogliamo parlare di quell'anno in cui la swatch lanciò sul mercato quell' orologio-bellissimo-che mia cugina Annalisa ce l'aveva tale e quale-uguale e spiccicato!, quell'orologio col quadrante raffigurante i visi dei bambini di tutto il mondo, ne vogliamo parlare?
La sera della vigilia di Natale di quell'anno eravamo a cena da zia Carmela e tra una fella di capitone e una scella di baccalà (è esigenza linguistico-formale, non mi piace il capitone e manco il baccalà) zio Franco mi aveva dato il tuo numero. Era un numero strano e io manco lo sapevo che era quello della scheda di un telefonino (quello di zio Franco, per l'appunto!). Però lui mi disse Robè a zio, chiama che questo è il numero di Babbo Natale. Io ti chiamai quella sera. Ti chiamai e ti richiamai. Ma rispondeva sempre la stessa voce della stessa signorina che diceva che il cliente non era raggiungibile. La mattina dopo, sotto l'albero, trovai l'orologio e fui, forse, anche contenta, però pensai anche che tu non mi avevi risposto al telefono.
Babbo Natà, insomma, a finale* (alla fine) diciamo che di figure di merda con me ne hai azzeccate almeno un paio.
E non sai quanto vorrei che fosse ancora così, Babbo Natà. Davvero, se anche tu non venissi, vorrei perseverare nel crederti.
Io vorrei cercarti ancora con l'entusiasmo della bambina che crede nella bellezza della tua presunta casa, che magari condividi con i presunti gnomi che ti aiutano a incartare i presunti regali. Vorrei lasciarti ancora la nutella sul tavolo assieme al tovagliolo e il cucchiaio col manico rosso per scoprire,poi, che non l'hai presa soltanto per lasciarla tutta a me! Non sai quanto vorrei sapere a memoria quel numero di telefono che mi diede zio Franco, chè se anche sapessi che tanto è il suo e non il tuo, chiamerei chiamerei e chiamerei ancora.
Però ne sono passati di anni, e adesso sono venti.
Preda delle pioggie o col sole nelle mani ogni anno è stato Natale, e lo è di nuovo quest'anno.
Questo è il ventesimo Natale, il ventesimo e forse il primo che so attendere con la leggerezza nel cuore di quando avevo otto anni.
Non voglio nessun regalo, non voglio né amore né pace né serenità anche perchè, parliamoci chiaro, chi sono io per chiederti tutto questo? E poi scrivere in quel tono missionario dimesso e modesto -stomachevole e finto- non fa per me, no, non sono il tipo. Certe parole le lascio a padre Fiorenzo -a proposito, se lo vedi dagli un abbraccio-.
Io non ho niente da chiedere a te né a nessun altro, proprio come chi non ha niente tra le mani. Tutto quello che arriva è guadagnato. (E tutto quello che non arriva va dal ginecologo -battuta squallida e scabrosa, hai ragione, era per alleggerire il tono-).
Non voglio niente, proprio niente.
Non ti chiedo la costanza perchè la costanza è qualcosa di così immenso e potente che nel comignolo del mio camino non ce ne entra nemmeno un quarto. Non ti chiedo l'amore perchè l'amore è troppo pure per la tua slitta. E' sublime, da prendere al volo, l'amore mica viene così! E' un fenomeno, tipo l'Etna in eruzione. Sublime. E non è un caso il fatto che io non abbia mai visto l'Etna in eruzione.
Non ti chiedo la pazienza perchè ho scoperto che ne tengo una scorta inesauribile giù nella puteca* (deposito), in mezzo alla farina e alle freselle.
Non ti chiedo manco di farmi andare in serie A perchè ho capito che al di là dei sogni esiste una sfera importante, non trascurabile, questa sfera si chiama realtà. E fare i conti con la realtà significa fare i conti con la consapevolezza di sè e del mondo.
Non ti chiedo di essere diversa o più magra o più bella perchè tu non sei Gesù Bambino (altrochè, qua ci vorrebbe proprio Jucas Casella) e quindi non fai i miracoli. E anche se tu fossi miracoloso non sono tornacontista o ipocrita come Annamaria L. G., che al liceo andava in Chiesa ad accendere un cero prima di entrare a scuola o si baciava le foto di Padre Pio se la Cimmino la doveva interrogare.
Caro Babbo Natà io sono questa, sono così, e sono io.
Anche la mia famiglia è questa, è così, ed è la mia famiglia.
E' la mia vita, capisci, la mia.
A soffrire ho sofferto, hai voglia! Però oggi va meglio. In queste sabbie mobili ci sto nuotando che è una meraviglia, e con stile.
Ho addobbato il panificio, ho fatto l'albero, ho comprato i regali e addirittura non ho nemmeno disprezzato troppo la gente che intasa l'asse mediano per andare all'ipercoop, e io faccio tardi all'allenamento, figurati! E poi, pensa, quell'imballata* (imbranata) di mia sorella Rosa ha messo il presepe precostruito, una specie di casetta che tiene i pastori attaccati col doppio attack. Pensa che io ho pure provato a staccare il bambinello ma non ce l'ho fatta. E così a casa mia Gesù Bambino è nato il 18 dicembre, c'amma fà* (che dobbiamo fare). Sono riuscita a perdonare pure lei!
Come ti dicevo, ci sto tutta nelle sabbie mobili. Non mi piace, è ovvio, però mi piace rimanere a galla, se capisci cosa voglio dire.
Io non sono pratica degli equilibri, delle cose che funzionano, delle reazioni chimiche e fisiche eccetera, delle logiche e delle operazioni che se cambi l'ordine degli addendi il risultato non cambia. Io ancora non ho capito com'è che sia possibile che se canto una canzone a mente, al contempo, mia sorella la canta ad alta voce! Cioè proprio questa storia delle reazioni e delle interazioni io non la capisco.
Come se la vita fosse un'alchimia perfetta.
Mò scusa se parlo come un libro stracciato ma tanto ci siamo capiti, e oggi non sono nemmeno troppo crepuscolare: fa parte di questa lettera, l'ho voluto io. Doveva essere così. Doveva essere la parte di me meno intricata e riflessiva, quella più semplice e spontanea, quella più chiara e decisa come questa bella giornata di sole che è venuta. Il dieci per cento insomma, proprio come quest'unica giornata di sole dopo un mese di diluvi infernali -ed io amo i diluvi infernali-.
Io sto bene, e non succede più quella cosa che se lo dico mi viene da mordermi il labbro inferiore o da grattarmi i gomiti o strofinarmi i palmi delle mani sulle cosce.
Cioè, in tutto quest'inferno io sto ugualmente respirando -a parte il raffreddore causato dalla doccia gelida in palestra, per colpa di Tani-.
Sto respirando un'aria che mi sembra pulita. E non mi incazzo se il pescivendolo qua avanti ha reso il marciapiede impraticabile, come ogni volta. E non mi incazzo se qua fuori la strada è bloccata, perchè tanto io esco a piedi. E non mi incazzo come l'anno scorso che, stessa ora e stesso giorno, stavo in quello studio a fare terapia: devo andarci tra mezz'ora e non vedo l'ora!
Non sai che soddisfazione, ho pure desiderato comprare i regali. Le tasche di mio fratello l'hanno desiderato un po' meno, ma nun te preoccupà, nun voglio quacche cosa di soldi da te!
Comunque ne ho comprati sei di regali, e non lo so se è perchè voglio bene solo a sei persone, non credo. Ma per quelle sei persone ci ho messo tutto il cuore possibile. Senza formalismi, senza convenzioni, senza costrizioni, senza la sensazione di stare in riserva di ossigeno, senza l'impressione di stare in una stanza che brucia priva pure dell'uscita di sicurezza.
Quindi caro Babbino, io da te non voglio niente, soprattutto perchè il tuo regalo mi è già arrivato tre mesi fa, anche se forse non te ne ricordi. Il tuo regalo l'ho scartato a settembre e porta un nome che se lo articoli sulle labbra nasce una melodia perfetta, che non te la scordi più: VolAlto.
Insomma Babbo Natà, che t'aggia ricere...* (che ti devo dire...)
Io il ferryboat che luntano ce porta e nun ce fa penzà lo aspetto sempre, ancora e sempre.
Ma senza fretta, adesso.
In fondo "ognuno di noi è come un bastoncino d'incenso: ogni giorno si accende e poi si spegne.
Però mentre brucia è una cosa meravigliosa."
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1 commento:
non m'importa se non ti ho chiesto il permesso
e neanche se Natale è passato da mo'
io la linko
ti linko, che 'sta lettera la leggano in tanti
e poi ti abbraccio
solo io, però
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