Dopo un grande dolore subentra un compassato sentimento.
Stanno in cerimoniale compostezza i nervi, come tombe,
il cuore, impietrito, si domanda: ero io che pativo
ieri o quanti secoli orsono...
I piedi si aggirano, automatici,
in terra, in aria, o chissà dove,
una spigolosa via
senza costrutto,
una calma di quarzo, come pietra.
Questa è l'ora di piombo,
se si sopravvive, si ricorda
come gli assiderati la neve.
Prima il gelo, poi lo stupore, poi il lasciarsi andare.
[Mario Luzi]
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