Sciolgo le mani: stasera bisogna dire tutto quello che bisogna dire.
Leggera come un volo di farfalla questa domenica di grandine e tramonto a via Caracciolo, con l'acqua che pungeva fitta sulla testa, col sole che puntava dritto alle mie pupille.
Compleanno del coach, e mi è caduto addosso il paradosso mentre partecipavo a questo stare insieme a fare festa, a elaborare la gioia di volare alto insieme, quest'anno.
Dico tengo un'allenatrice fenomeno -e tanti auguri, coach!-, tengo delle AMICHE di squadra, tengo questo stare tutte assieme come squadra che sembra l'alchimia perfetta dell'esistenza. Tengo tutto quello che fa la differenza, ed è una sacrosanta normalità.
In sottofondo invece tengo un cd, ventuno canzoni.
Canzoni, poi!...quanto sono riduttiva, a volte!
Blu cobalto, Negramaro. Luce dei miei occhi, Ludovico Einaudi. L'apres midi, Yann Tiersen.
Come dire c'era molto altro che forse non è stato scritto, forse.
Aity dice è che tu c'hai questo sentire...
Benedetto sentire, chè te ne accorgi quando il cielo e il mare si ingoiano il resto attorno e lo mostrano soltanto a te, e il cemento grigio degli alberghi non lo vedi più, e vedi solo il mare, questo infinito mare che schiuma rabbia e vita sugli scogli. E vedi solo il cielo, questo infinito cielo dietro il suo tramonto di nuvole. Questo sentire che ti fa dire siamo oltre e la vita non è solo questa, questo sbattersi per le scarpe nuove e il cappotto abbinato, non è la lotta per avere ragione. E' un confrontarsi col mare e col cielo e con la loro enormità.
Per dirne una che va detta, ad esempio:
Siamo oltre la presunzione di decidere se una persona -che per sè non può decidere- debba vivere o morire.
Siamo dalla parte della sofferenza solo se l'abbiamo patita e possiamo accompagnare chi la patisce a fare un giro all'inferno, e una volta finito il giro non aver paura di ricordare e di reincontrare il dolore.
Siamo oltre.
Dobbiamo continuare a ballare il valzer, ma con l'eleganza che il valzer richiede. Col dubbio che incalza, per cui non so se domani mattina riuscirò ad alzarmi, poi aprire gli occhi l'indomani e dimenticare l'incertezza pregressa.
E poi accogliere di nuovo quel dubbio la sera successiva, cullarlo per un po', se necessario.
Bisognerebbe dire troppo altro stasera, ma quel tramonto e quel mare che c'ho attaccati in testa mi hanno sconvolto le parole. Guardi quanto sei piccolo e dici cazzo, quanto altro.
Non so dire altro, è probabile che io non le abbia sciolte troppo bene le mani. Perciò adesso imprimo questo scritto qua sopra. Che poi magari uno dice "ma che nome c'hanno i tuoi mostri mentali?".
Io non lo so, ma devono essere nomi speciali.
Comunque eccheffà, mi metto a sorridere, noi siamo oltre anche per questo.
[Domani chiederò consiglio al perturbatore, che più che psicoroba cognitiva certe volte penso "Maurizio, sei tu il mio pastore".
Ebbene sì, chiederò consiglio.
Perchè sono indecisa.
Non so se mandarti a fanculo adesso oppure no...]
"..e le senti le vene piene di ciò che sei e ti attacchi alla vita che hai..leggero.."
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