domenica 22 febbraio 2009

Post-partita

"..MA RESTO CONVINTO, ANCHE ORA, CHE UN PALLEGGIATORE PUò ANCHE ESSERE PICCOLETTO, SE HA ALTRE DOTI PUò COMPENSARE LE LACUNE FISICHE.
A ME 'STA COSA HA SEMPRE DATO UNA GRAN CARICA.."

[Fefè De Giorgi]


Fefè De Giorgi, prima ancora di essere un grande allenatore -attualmente sulla panchina di Macerata- è stato un grande palleggiatore.
Questa citazione l'ho scritta tre anni fa su un foglietto bianco strappato ad un minuscolo notes. E adesso una graffetta verde, ancora la unisce all'estremità superiore della coppa che ho vinto nel 2006, durante l'undicesimo memorial "Elisa Campanile".
Ieri sera, tornata da Aversa, sono entrata Nella Mia Stanza e ho lanciato un sorriso riconoscente al foglietto bianco legato alla coppa.
L'amore che ci metto mi aiuta a spuntarla sempre, anche quest'anno in cui sono l'ultima arrivata. Che faccia di culo, l'ultima arrivata. Ogni volta che vengo chiamata in causa faccio il mio ingresso da dietro le quinte e succede la magia.
Dura un'eternità, la trance, la sensazione di essere oltre, di non aver bisogno di desiderare null'altro, di aver vinto già, per certi versi, la morte.
Bastano due braccia sopra la testa, un gioco di polsi, e il cervello si spegne. E, spento com'è, in una frazione di secondo opta sempre per la scelta migliore. In mezzo al campo so sempre scegliere. E cazzo, se non è una grande rivincita.
Io mi sento palleggiatrice nella testa, dentro al cervello. Non avrei potuto essere nient'altro nella vita, dentro e fuori dal campo.
Jambo Aversa 0 - SRI VolAlto Caserta 3.
E sono state anche le mie mani.


"LA PALLAVOLO è UN VIRUS CHE SI INOCULA NEL DNA E DAL QUALE NON SI GUARISCE PIù"

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