giovedì 11 settembre 2008

Abstine et sustine

Stamattina presto, dopo aver fatto fare un giro in bicicletta alle mie urine prima di depositarle al laboratorio Kappa, sono andata in biblioteca a studiare.
(Nota. è una cosa troppo ripugnante, non ce la faccio. Fin quando guardi la tua sola pipì e ti fa schifo almeno pensi "e che cazzo, è la mia pipì!", ma poi vedi altri duemila contenitori e grazie che te ne esci da là dentro con le orbite degli occhi fuori).
C'è da dire che se mi alzo presto e comincio a studiare nel giro di pochissimo tempo, mantengo alta la concentrazione pure per 5 ore di fila. Anche se quando tornano i periodi di insonnia impertinente la cosa è sfinente. Inutile dire che questo è un periodo di insonnia.
Comunque, studiare in biblioteca è occhei. Innanzitutto perchè ci vado in bici, e mi piace. E poi perchè riesco a fare il triplo di quello che riuscirei a fare a casa in un periodo di relativa tranquillità. Considerando l'attuale periodo, diciamo che in biblioteca faccio il sestuplo.
Il fatto è che ci sono mattine come stamattina, è questo il fatto.
Arrivo in biblioteca e dieci metri prima che la ruota anteriore solcasse l'androne, bidella + custode + vigilante -e se avessero potuto, l'avrebbero detto anche i muri- sbottano in un collettivo :"Arò jat cu sta cos', signurì?".
Inutile starvi a spiegare che la cosa in questione era la mia bici, ovviamente.
Braccata da questa domanda, con una faccia da culo impressionante ho risposto che no, che non lo sapevo che nel cortile della biblioteca non si possono mettere le bici, e che io abito lontano e non tengo la macchina, e che ja ja vi prego sennò come faccio.
Sempre all'unisono hanno risposto con un "vabbuò" rassegnato.
"Ma solo per oggi eh, signurinè, che poi qua ci stanno i pampini e i pampini ci pazzèano vicino alle briciclett, e poi va a finire che se le buttano addosso, poi il mese prossimo riapre l'università e si a mettit vuie a briciclett l'aggia fa metter a tutt quant".
Benchè grondassi sudore da ogni dove, ho concesso alla mia testa di annuire. Tant'è che non ho risposto che se la bicicletta la incateni non si muove, e che all'università solitamente i pampini non ci stanno -in quella sottospecie di sede universitaria a Pomigliano non ci stanno manco gli studenti- e se anche fosse oggi è 11 settembre e i pampini stanno a scuola, e che io l'esame ce la dovrei fare a prepararmelo in un mese, sennò col cazzo che mi laureo.
A proposito, bell'esame questo: storia della filosofia. Questo è l'obiettivo del prossimo mese, con la speranza di non mancarlo così come ho mancato quello che a quest'ora avrebbe dovuto tenermi col culo incollato ad una sedia dell'aula C in corso Vittorio Emanuele. A quest'ora gli orsolini si stanno dando alla psicologia mentre io sto qua, col culo incollato ad un'altra sedia, provando a disintegrare tutta l'incertezza che si dissemina nell'aria.
E' come stare su una fune, ci fai poco. Non è detto che cadrai, ma non è detto nemmeno che rimarrai in bilico. L'unica cosa da fare è mantenere l'equilibrio, alternando i piedi, tenendo la testa alta, senza tornare indietro, mai.
Che poi non riesci a capire questo magone che c'hai dentro, dici ma perchè soffro così tanto se alla fine sta soffrendo lui, lui mi ha fatto soffrire una vita intera, me ne potrei fottere che soffre.
Poi ti dici è tuo padre, non te lo scordare.

Steso sul filo di una gloria che non c'è
disincantato, disarmato
per aver perso di vista perso di vista te stesso
Appeso al grido di una folla che non c'è
amareggiato disorientato
per aver perso di vista
perso di vista te stesso
Stai vivendo un equilibrio precario
Steso all'ombra di una vita che non c'è
rammaricato
tormentato per aver perso di vista
perso di vista te stesso
Stai vivendo un equilibrio precario
Steso sul filo di una gloria che non c'è
demotivato
insoddisfatto per aver perso di vista
perso di vista te stesso


[Equilibrio precario- Carmen Consoli]

1 commento:

Anonimo ha detto...

Fai attenzione che lì c'è l'università della Sangria e non del vino