mercoledì 17 settembre 2008

A(h!)L(')ITALIA!

"Aver introdotto un team di tre insegnanti non corrispondeva a esigenze pedagogiche e formative. Ho piuttosto l'impressione che sia servito soltanto a far aumentare il numero degli insegnanti. E la cosa mi pare piuttosto illogica visto che il numero dei bambini in classe durante gli anni è diminuito per il calo delle nascite".

[Maria Stella Gelmini]


Provando ad incarnare la figura del superuomo di Nietzsche, nessuno di noi dovrebbe farsi carico del proprio passato o pescare in un probabile futuro ma viversi il presente pienamente.
Vivere è un verbo di cui si abusa, io per prima ne abuso: nel mio blog, quando parlo, e lo leggo tra gli abusi dei miei scrittori preferiti. Vivere, con tutto quello che può significare.
Penso che nessuno possa dirsi veramente vivo finchè non si impegna veramente, finchè la sua vita non assurge ad un mestiere, qualcosa di produttivo.
Viviamo e quindi produciamo qualcosa, qualsiasi cosa di realmente proficuo per il nostro stesso vivere e per quello altrui.
Non mi piace fare politica nel blog, lo trovo limitante e limitato, né mi piace il libero arbitrio che ne deriva: ho paura di annegare in un mare di relativismo, e l’incertezza già dilagante condurrebbe ad uno spaesamento superiore.
E poi io non so fare politica, se c’è un modo giusto per fare politica. Posso limitarmi a portare avanti la MIA politica, perché ognuno, sebbene lo ignori, vive mosso da una propria personale politica.
Impegnarsi veramente per qualcosa significa conferire progettualità al presente: tutto ciò che facciamo lo facciamo in base a dei principi (“gli ideali sono come gli astri”) .
Fare per migliorare, non fare per fare. Lo leggo pure nelle pagine del mio stupendo Norwegian wood: coesistere significa aiutarsi a migliorarsi, GUARIRSI. Guarire dalla disinformazione, dall’assuefazione, dal poter continuare come se il nostro stesso vivere non ci appartenesse.
Finchè possiamo migliorare e farci migliorare abbiamo un motivo valido per continuare a respirare.

Non mi piace fare politica nel blog, questo l’ho già detto, ma in questo caso approfitto delle pagine bianche che il web mi mette a disposizione per alzare un po’ di più la voce.

Facciamo un salto indietro.
Ad agosto il decreto legge 112 è stato approvato: ne consegue la condanna a morte dell’Università pubblica.
Per chi non lo sapesse il decreto legge 112 prevede la riduzione dei finanziamenti ad un’università che già vive di stenti e funziona malamente, tagli al personale (ricercatori inclusi), l’aumento delle tasse universitarie e la diminuzione di concorsi per aspiranti dottorandi (che ovviamente dovranno trasferirsi all’estero e noi, vedendoli da qui, ci renderemo conto, un giorno, di quanto erano bravi!).
In un solo termine: PRECARIATO.

Restando in ambiti di TAGLI, facciamo un piccolo salto in avanti e spostiamo l’attenzione sul decreto legge 137 del primo settembre.
Il ministro dell’istruzione, colto da un’illuminazione ha proposto l’introduzione del MAESTRO UNICO.
Ciò significa unico insegnante iperspecializzato che dovrà insegnare tutto ciò che fino ad oggi, nelle scuole elementari, è stato garantito da tre diversi docenti appositamente formati.
Non finisce qui perché, considerato l’alto livello di preparazione degli alunni italiani, il ministro ha proposto anche di ridurre l’attuale orario di lezione abbassandolo a 24 ore settimanali!
La Gelmini ha asserito che i bambini italiani studiano troppe cose assieme, su troppi testi diversi, con troppi maestri. Difatti ha proposto anche l’eliminazione delle materie SUPERFLUE, limitando l’insegnamento alle materie scolastiche fondamentali.
Se per fondamentali intendiamo l’italiano e la matematica, siamo proprio persone coraggiose!
Come possiamo pensare di privare i bambini di un approccio al sapere fondamentale -troppe volte eccessivamente nozionistico, purtroppo!- seppure elementare, che sia di scienze o inglese? E l'educazione civica?!
Come si può pensare di ostacolare l’interesse e la curiosità di un bambino? Vogliamo eliminare l’educazione all’immagine? E l’educazione fisica, tanto, a che serve? E la religione? Perché non eliminiamo pure quella? La musica, non ne parliamo, non c’è niente di più inutile, eh?!
Io ho 20 anni, e sono tra i poveri sfigati che si sono parcheggiati all’università. (Sì, perché sui giornali e nei luoghi comuni gli studenti universitari sono poveri sfigati, che si laureano e finiscono a fare i camerieri. Ed è anche per questo, si legge, che in Italia non ci sono più i camerieri specializzati di una volta!..)
Dicevo, comunque. Ho 20 anni. E studio scienze dell’educazione perché mi piace, non perché dovevo parcheggiarmi da qualche parte. Se così fosse stato sarei rimasta a scienze motorie, per inciso.
Studio scienze dell’educazione perché mi sento una persona protesa ad instaurare rapporti sani con i bambini e perché sento di poter trasmettergli del buono quando tra me e loro c’è uno scambio di vita, che sia un’occhiata, una partita a nascondino, una piccola seria verità.
Voglio occuparmi dei bambini, e non è detto che io sia una delle ultime arrivate che ha soltanto l’illusione di poter cambiare il sistema.
Se si va a leggere l’offerta formativa del mio corso di laurea e si scorre col mouse sulla voce ambiti occupazionali previsti per i laureati in scienze dell’educazione si legge questo trafiletto qui:
I laureati in Scienze dell'educazione saranno in grado di svolgere attività formative riguardanti l'educazione continua, la progettazione di iniziative di formazione e l'educazione degli adulti, in qualità di educatori di comunità; operatori nei servizi culturali, nelle strutture educative e in altre attività territoriali, connesse anche al terzo settore; formatori, istruttori o tutor nelle imprese, nei servizi, nelle pubbliche amministrazioni; educatori infantili nelle strutture prescolastiche, scolastiche ed extrascolastiche.

Il campanello d’allarme mi risuona nelle orecchie da una vita, da quando mi dicevano che qualunque cosa avessi scelto mi sarei laureata per poi morire di fame. Mi dicevano che non sarei diventata mai nessuno, perché in questo paese non ti danno la possibilità di diventare nessuno. Il problema non è limitato alla lotta, ma si estende ad una vera e propria opera di Resistenza.
A tale proposito mi tornano alla mente le parole di Enzo Biagi sulla Resistenza: la resistenza non dobbiamo richiamarla alla mente soltanto il 25 aprile la dobbiamo fare noi, deve risuonare in tutte le parole che diciamo, nei gesti che facciamo, la dobbiamo opporre quando qualcuno vuole frantumare gli ideali in cui crediamo.
Perché credere è innanzitutto resistere. Opporre resistenza. Far capire che queste benedette cellule respirano ancora tutte e sono qui per la lotta.


N.B. non parlo solo perché io ci sto dentro fino al collo, in effetti se fossi stata una gran bella ragazza e avessi fatto l’hostess ora non sarei in condizioni migliori, ma riflettiamoci, per favore.

N.B.2. Erà, tu mi dicevi di Bossi che lamenta che un ministro dell’istruzione dovrebbe essere quantomeno, in primis, un insegnante, e blablabla.
Io non credo sia questa la cosa fondamentale.
E, per inciso, se vogliamo dirla tutta credo che solo chi è stato alunno di MARIAROSARIA CIMMINO possa avere lo spirito del RIVOLUZIONARIO e voler veramente cambiare le cose.
Fare rivoluzione significa cambiare le cose, non fare casino.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Oddio hai scritto QUEL NOME intero senza apporvi asterischi.
Ieri parlavo a Nunzia di quanto il turbamento provocatomi da QUEL NOME in tempi di guerra (2004-2006) mi impedisce oggi giorno di presenziare agli esami orali in libertà senza avere paura di fermarmi e di non sapere più cosa dire.
Ad ogni modo, fai una bella cosa e mettimi da parte un due-tre libri tuoi che secondo mi farebbe bene leggere.
Sui decreti e situazione Istruzione Italiana non sono molto bene informata, ma la vedo anche io una grossa Ferdinandata.

Anonimo ha detto...

Il nick se non si legge valeva la pena leggerlo ed in pratica =

Tutti dovremmo pensare solo agli album di fotografie nei pub di Casalnuovo (:D)

"FesHion" "sorridi!" "si mangia!" "tizia e caia con sangria" "mmm buono!" "cheeese" "ke belle siamo!"
ecc

Buahah

SerialLicker ha detto...

"sui giornali e nei luoghi comuni gli studenti universitari sono poveri sfigati, che si laureano e finiscono a fare i camerieri. Ed è anche per questo, si legge, che in Italia non ci sono più i camerieri specializzati di una volta!"

condivido, e te lo dico avendo avuto culo, nella mia vita lavorativa

quanto a bossi (la minuscola è voluta) rispondo come ha fatto la gelimi (la minuscola è voluta): non mi pare che lui abbia studiato da costituzionalista. In verità ha studiato per corrispondenza alla Scuola Radio Elettra (come da biografia ufficiale). Che gli facevamo fare, il ministro delle comunicazioni?

SerialLicker ha detto...

(ps... ho sbirciato i risultati di Coppa: come si dice a Caserta "prova di forza"?)