lunedì 13 luglio 2009

G8 a L'Aquila: vergogna tutta italiana





L’Aquila, G8, Obama evita la stretta di mano a Berlusconi (L’Unità)

La sequenza delle immagini è stata pubblicata a mo’ di copertina da L’Unità giovedì scorso. Ritrae Barack Obama che, appena giunto nella caserma di Coppito per il G8 evita di stringere la mano al corruttore che gli corre incontro.
L’immagine censurata dalle televisioni italiane, sintetizza tutta la disistima e la sconsiderazione che il presidente degli Stati Uniti ha nei confronti del corruttore italiano da ” 7 righe”. Presidente forzato di turno del G8.
Obama in tutte le occasioni in cui è stato ritratto assieme al corruttore durante la 3 giorni del G8, ha sempre avuto un’espressione seria con una smorfia tesa a nascondere vergogna e imbarazzo.

Il corruttore ha fatto la parte dell’intruso fra i cosiddetti grandi della terra che si sono ritrovati a L’Aquila. Le poche strette di mano che si sono viste fra il corruttore e altri leader come Sarkozy e la Merkel, sono state imposte dal copione dei cerimoniali. Carla Bruni, italianissima moglie del premier d’oltralpe, non ha retto nemmeno a quelli. Giunta a L’Aquila si è data da fare in un percorso pubblico rigorosamente diverso da quello del vergognoso corruttore. L’unico dei leader del G8 che non si è concesso alle domande dei 3.600 giornalisti giunti a L’Aquila da ogni parte del mondo.

Il tutto mentre i telegiornali italiani si sono fatti i film sul rapporto umano fra Obama e Berlusconi dipingendo un idillio che non esiste. Non solo clima, crisi economica e povertà. I telegiornali hanno parlato anche di un Obama in forma fare canestro nell’area della caserma militare appositamente adibita a campo di basket. Hanno spinto oltre ogni limite “sull’ottimo livello di organizzazione”. Hanno dipinto L’Aquila orgogliosa di ospitare il G8.

In realtà L’Aquila sfigurata dal sisma del 6 aprile scorso è una città fantasma. Indifferente agli onori della cronaca in cui è finita in questi giorni. A girare per le sue strade militarizzate ci si imbatteva in continui presidi di uomini in divisa incaricati di tenere lontano dal centro storico giornalisti e turisti. Come a Baghdad.
Le poche persone in abiti civili che si incrociavano per strada erano quasi tutti reporter stranieri armati di macchine fotografiche e videocamere, intenti a ritrarre le case sventrate dal sisma.

Pochi per non dire pochissimi gli esercizi pubblici aperti a L’Aquila. Per l’arrivo del G8 molti suoi abitanti si sono rifugiati soprattutto lungo la costa di Pescara.
Gli aquilani accampati nelle tendopoli da ormai 3 mesi, invece hanno continuato la loro lotta, nella speranza (che serpeggia vana) di ritornare nelle proprie case in tempi ragionevoli. Sono tanti gli aquilani che non si illudono delle promesse del governo del corruttore. Lo slogan “Yes we camp“ ha fatto il giro del mondo perché gli esponenti del comitato terremotati “3 e 32″ lo hanno scritto in gigantografie sul dosso di una collina, in modo da renderlo leggibile sia dagli elicotteri che dalla città. Loro sono stati fra i pochi aquilani rimasti in città per rompere il silenzio spettrale che affligge il capoluogo abruzzese.
Sono gli accampati che per non far dimenticare gli orrori seminati dal sisma hanno sfruttato la presenza dei giornalisti esteri, gli unici a documentare al mondo con le parole giuste la situazione italiana e del suo corruttore che fa il presidente del Consiglio.

Gli esponenti del comitato terremotati erano tuttavia comuni mortali che non hanno avuto vie d’accesso preferenziali ai leader. Bloccati sul ciglio della strada dai poliziotti armati, hanno comunque tentato di esibire gli striscioni durante l’unico passaggio dalla caserma di Coppito verso la pietosa visita al centro della città.
La protesta ha vissuto qualche momento di tensione fra alcune militanti che si sono scagliate verbalmente contro il cordone di poliziotti. Intanto il corteo di auto dei leader è filato via senza intoppi assieme ai giornalisti al seguito che non hanno potuto documentare il lato B del G8. Quello dei cittadini invisibili come i terremotati, ai quali dopo la fugace vista ravvicinata con Obama non è rimasto altro che tornare nelle loro tende. Che vergogna.


DAL BLOG DI DANIELE MARTINELLI



Personalmente oltre che con il "corruttore" (mi piace che il termine ritorni innumerevoli volte nell'articolo), ce l'ho a morte soprattutto con chi si è fatto complice di questo oltraggio che il corruttore ha avanzato.
Ti è dispiaciuto per le vittime del terremoto, hai ripugnato l'idea del G8 a L'Aquila, ripugni berlusconi... e poi?
Poi sei corso a Coppito perchè hai avuto "l'opportunità" di conoscere Obama.
Ed ora sei entusiasta, cioè tu sei tornato da Coppito entusiasta.
Ma entusiasta di che?


...e come testimonia un post-it che un pomiglianese sagace ha affisso nell'area "Dillo al PD" :
IO SOGNO UN'ITALIA SENZA GLI ITALIANI.

5 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Una sola nota: tutto l'elogio della superiorità di Obama, di cui sarebbe simbolo un gesto gonfiato da una parte e, a contrario, dall'altra (che lo censura) - quello della mancata stretta di mano - è discutibilissimo. L'uomo delle passerelle - addirittura tra le macerie - non si riscatta con una mancata stretta di mano.

Anonimo ha detto...

Il commento eliminato è il mio.

Roberta ha detto...

Hai centrato amico mio, hai centrato.
Una stretta di mano rifiutata non lo assolve certamente. Ma non è su questo che volevo battere.
Proprio in questi giorni mi sono chiesta spesso quale fosse la sua vera faccia. Prima le foto tra le macerie a braccetto con Silvio poi le foto che incriminano una stretta di mano mancata.
A quale gioco stiamo assistendo?
A me non interessano i rapporti tra silvio e Barack. Quello che mi frastornava (e che non mi sarà mai dato capire) era l'ambivalenza della sua posizione, questa ambiguità mi puzzava.
Assodato che Obama schifi Berlusconi (e questo non è irrilevante): cosa ne ricaviamo noi?
Obama è il nostro salvatore?

Ma entriamo nella questione che più mi sta cuore (e qui torna la storia che chi non si oppone è complice) : tu, coglione, che ti dichiari comunista (con tutto il niente che significa oggi questo termine), che ti fingi opposto all'onda, che ti incazzi con berlusconi perchè ha organizzato il G8 in Abruzzo...perchè poi te ne vai a Coppito a lavorare per avverare "il sogno di conoscere Obama"?

Ecco, per me l'inumano è anche questo.

Anonimo ha detto...

L'illusione Obama si sta rivelando presto, per chi la vuol vedere, ovviamente. Sono bastate quattro stronzate - dette, nemmeno fatte - e tutti hanno gridato al cambiamento. Sarebbe opportuno ricordare a chi si esalta con poco che gli unici neri che negli Usa hanno provato veramente a fare e cambiare qualcosa sono finiti sotto terra. E cosa ha fatto L'Uomo Giusto al Momento Giusto? Un accordo commerciale. E questo è tutto il change che doveva arrivare? A questo si riduce, a dimostrare che lo Stato quando vuole può intervenire nel libero mercato? E non ci voleva la zingara per divinare.

Stiamo assistendo al gioco della liberaldemocrazia, della quale il presidente Usa è sempre la massima espressione. Non è il nostro salvatore, strunz chi ci crede e chi ci ha creduto. Non è altro che l'uomo giusto - e politicamente corretto: nero e democratico - al momento giusto, per un paese che ha due occupazioni militari fallimentari da gestire e che ha subito un notevole calo di popolarità della figura del suo presidente. Occorreva un po' di fumo negli occhi in politica internazionale - e la "crisi" in questo ha aiutato moltissimo. Il cambiamento di Obama non è altro che inazione, pausa, stand-by. Ci sono tante di quelle inversioni di rotta da compiere - tutto un elenco di "No" secchi degli Usa che dovrebbero diventare dei "Sì" convinti - che è passato già fin troppo tempo. Questo, per quanto mi riguarda, è un fatto, ed è tutto fin troppo chiaro. Per chi non vuole vedere c'è sempre la possibilità di fare il Uòlter. Gli stronzi tornano sempre utili.

Quanto al "sogno di conoscere Obama", di che ti meravigli? Risaputa è l'impossibilità dell'uomo, cui pesa la libertà, di vivere senza lo Papa e lo Re. E che a comportarsi così siano stati dei - dichiarati - comunisti, nemmeno mi meraviglia. Il rosso è il colore più falsamente progressista, più intimamente reazionario.

Ps: ti rispondo presto alla mail.