sabato 4 ottobre 2008

Roberta e (congiunzione) contenta

Non puoi attraversare il mare semplicemente stando fermo e fissando le onde.
Non indulgere in desideri vani.


Naufraga nella burrasca, e sono ancora qui.
Ieri l'esame è andato, ed è andato pure bene. Quel ventotto segnato accanto a "Storia Della Filosofia" non mi aiuterà a fare delle mie notti insonni un requie, ma è inutile stare a spiegare il perché di tante cose.
L'unica persona che ha capito è mia cugina Annalisa. In un messaggio mi ha scritto complimenti per essere riuscita a dare un esamone nonostante la situazione per niente semplice in cui ti trovi. Senza che io le spiegassi il perchè di tanta caparbietà lei ha capito che non contava niente il voto alto in sè, sul libretto.
Peraltro, intendiamoci, per una come me che al liceo è sempre stata un numero, e un numero sempre troppo basso, un voto buono non è niente di più di un ghigno alle spalle della Cimmino, una risposta a quelle pagelle insulse da scuola insulsa, una consapevolezza che matura visibilmente: scienze motorie non era per me, è questa la mia strada.
Del resto i miei 30 non hanno mai fatto di me una persona felice.
Solo Dio sa quanta resistenza ho opposto per preparare quest’esame, ed io non immagino quanta ancora dovrò opporne per vivermi la quotidianità, perciò sto sempre in guardia.
E solo Dio sa che il vero esame non erano i due secoli e mezzo di storia della filosofia inclusi nel programma.

C'ho proprio un mondo dentro che si sta evolvendo. Cambio, cammino, divento. E lo faccio sforzandomi, raccolgo i frutti del dolore. Questo camminare mica è tanto semplice, sotto i piedi ci sono sabbie mobili. Ma quanto è bello risalire quando manca un millimetro per affondare.

Alla mia università si continua come se niente fosse, la rappresentante degli studenti non l'ho mai vista e se la vedessi non saprei neppure cosa dirle, se non chiederle dov'eri?
Continuo a navigare anche io, non per dare esami come fossi una macchinetta solo per il gusto di un libretto che si riempie, ma devo navigare, non posso fermarmi. So che la barca su cui sto navigando potrebbe naufragare da un momento all'altro quindi devo evitare lo sfacelo. Devo armarmi per essere innanzitutto un viaggiatore efficace, ricordarmi di usare la paura come strumento d'azione sulla realtà. Dare forza ai miei compagni di viaggio e non lasciarmi intimorire dalla burrasca ma nemmeno osare sfidarla spavaldamente.
Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.
Bisogna essere ottimi naufraghi prima ancora che buoni marinai, se capite cosa intendo dire.

Piccola parentesi sull’esame di ieri mattina.
Nell’attesa di essere chiamata dal professore una ragazza davanti a me di nome Felicia incalza in una conversazione pro-esaurimento nervoso (domande riguardanti il programma incluse nel prezzo).
Ho paura, i professori sono cattivi, io sono bloccata, dammi coraggio, che c’entra Schopenhauer con Leopardi?, mi fai vedere il tuo libretto? e tante altre cose accompagnate da una cadenza sguaiata e una cacofonia inaudita.
Faccio l’esame, lei lo fa dopo di me, dice aspettami, ce ne andiamo assieme.
Occhei, ce ne andiamo assieme. Usciamo dall'aula e mentre scendiamo le scale le squilla il cellulare, con tanto di suoneria di uomini e donne che ci scommetto che sullo sfondo ci sta pure Costantino. Poi, dopo aver attaccato il telefono ride imbarazzata e si giustifica dicendo che mamma mia quel programma mi fa ridere perciò tengo la suoneria. Manco l’onestà intellettuale di stare zitta e darmi l’occasione di pensare, sì, sta assuefatta pure lei.
Felicia continua a straparlare mentre scendiamo da corso Vittorio Emanuele per andare alla circumvesuviana e mi racconta che solamente il padre lavora e allora vuole lavorare pure lei per pagarsi l’università. Perché l’università costa e i fratelli vanno a scuola, poi il fratello di 19 anni vuole sempre i soldi per mettere la benzina nella smart per andare dalla fidanzata, e il padre si fa le croci, e bacia a terra quando lei fa un esame.
La penso come una cosa ammirevole: cazzo, vuole pagarsi le tasse da sola! Ma Felicia ci mette poco a deludermi e dopo avermi chiesto quale telefonino avessi –come se la mia risposta mi consentisse di diventare più gradevole- dice che lei ama i telefonini e ne cambia uno ogni 3 mesi.
La guardo e penso di avere di fronte un composto fatto di inconsapevolezza, assuefazione e contraddizione. Ci sta dentro fino al collo.
Il colpo finale me lo dà quando dice che si è diplomata al pedagogico e sta in graduatoria per l’insegnamento. Sì, perché una come lei con due esami sul libretto, una contraddizione nello spirito e un’ignoranza che si insinua in ogni angolo del cervello può pure stare in graduatoria! Avrei voluto dirle che col maestro unico sta fuori pure chi sta in graduatoria, ma le ho evitato il dispiacere lasciandola
Felicia e contenta.

La vita tra queste mura continua ad essere un mestiere gramo, non c’è niente da fare.Ringrazio la mia famiglia per l’ottimo gioco di squadra che sta portando avanti, nessuno sa affondare in una maniera così dolce che equivalga la nostra.
Dico sul serio, stiamo là là per toccare il fondo però annaspiamo con una dignità invidiabile.
Papà deve sentire che noi ci siamo, lo deve sentire quando gli prepariamo il pigiama pulito o quando gli somministriamo i medicinali accompagnati dai baci che servono adesso, e che servivano anche prima quando mio fratello, mia sorella ed io eravamo piccoli, ma che non ci sono mai stati. Lo deve sentire quando mia sorella telefona e tra una stronzata e l’altra dice ci sto pure io, anche se da Pisa arriva solamente l'eco.
Esserci con tutto il corpo e tutta la mente, solo così noi possiamo aiutarlo a rimanere a galla. E ci siamo, giuro che ci siamo e nessuno sa farsi sentire così attento come noi.
Mi sembra che i venti abbiano voluto fare di lui la loro preda solo per garantirci l’impressione di poter riscattarci: ogni giorno che passa mi sembra di avere la possibilità di poter cominciare un’altra vita.
Il dolore unisce molto più della gioia, io questo lo sento in maniera ineffabile.

Ad ogni modo mi viene da dire, dopo un pomeriggio di interazione e di stronzate che riempiono la pancia di risate, mi viene da dire grazie ai miei amici che fanno sembrare le giornate di pioggia cupe e impietose di Pomigliano come fossero splendidi giorni di sole passati al luna park.


Prefer et obdura.Dolor hic tibi proderit olim.

[Ovidio]

3 commenti:

SerialLicker ha detto...

io, tutto preso dal volley, mi ero pure perso di vista il tuo trasloco di facoltà...

per tutto il resto, un abbraccio
non sei una che molla
(e, per fortuna, nemmeno una che cambia cell ogni tre mesi)

Roberta ha detto...

Il mio trasloco di facoltà risale all'anno scorso.
Questo è il mio secondo anno nella mia facoltà, scienze dell'educazione.

Non mollo, no. Non mollo.

Anonimo ha detto...

Che fine hai fatto?Odio non sapere le cose..leggo il blog sperando di capire..
PS:
A me piace Uomini e Donne..e sono pure daccordo con il maestro unico....baci Mariella